Un Padiglione Italia sostenibile
La seconda navata del Padiglione Italia, quella adiacente al Giardino delle Vergini, è un ambiente ampio e in penombra, caratterizzato dalla presenza incombente della struttura esistente. È uno spazio che, per caratteristiche, si presta a un allestimento osmotico e seriale, fatto di elementi ricorrenti che amplificano la sequenza prospettica delle capriate. Il padiglione B, data la sua scarsa luminosità, è stato immaginato come una camera oscura, una pausa tra due paesaggi, quello artificiale della navata introduttiva e quello naturale del giardino esterno.
La navata in penombra diventa l’ambientazione ideale di un racconto fatto attraverso la proiezione di video e di immagini. L’idea è che i contenuti possano essere approcciati seguendo due dinamiche differenti: il visitatore, interessato a una percezione visiva e contratta dei contenuti potrà attraversare velocemente un percorso scenografico in cui si susseguiranno i temi, gli oggetti e i personaggi che hanno maggiormente influenzato il rapporto tra architettura, economia e territorio italiano dal dopoguerra ad oggi; altrettanto sarà possibile approfondire i contenuti attraverso la lettura dei testi, degli archivi e dei documenti.
“L’uomo contemporaneo è come Tarzan nella foresta dei media” raccontava Toyo Ito negli anni novanta. Mentre il Padiglione A cerca di rappresentare, fisicamente, il “grado zero” del paesaggio italiano, il Padiglione B propone una lettura mediata del territorio attraverso il dialogo tra architettura, paesaggio, ambiente e produzione. Lo fa scenograficamente, attraverso l’occhio di architetti, critici, ricercatori, cineasti e documentaristi, affiancando alla foresta dei media un terreno saturo di informazioni, fatto di supporti interattivi in cui il visitatore può navigare all’interno degli archivi da cui sono state estratte le visioni legate all’allestimento.
Dove negli anni novanta i media avevano imploso il reale in una dimensione puramente virtuale, il Padiglione vuole restituire un contenuto critico alle immagini e alle tecnologie, vissute non come un mezzo puramente estetico, ma come strumento attraverso cui indagare e raccontare il territorio. Ne è testimonianza l’ultima sezione della mostra, legata alle esperienze attuali, in cui le immagini e il web racconteranno la partecipazione, le comunità e le iniziative legate alla coscienza del rapporto tra città, persone e ambiente. Il racconto è diviso in tre sezioni: Olivetti, Architetture del Made in Italy e Nutrire il Pianeta/reMade in Italy. Ogni ambito è caratterizzato da contenuti diversi.
Si parte dal materiale fisico e tridimensionale della sezione legata all’esperienza olivettiana, passando alle proiezioni-racconto e video sculture, fino ad arrivare alla storia attuale, raccontata attraverso i media e gli strumenti di comunicazione contemporanei.
L’allestimento è diacronico. L’idea è quella di trovare una continuità, pur nell’eterogeneità dei temi trattati, attraverso pochi elementi riconoscibili e materiali reiterati. Il legno è al contempo superficie di calpestio, limite, seduta e delimitazione, sia fisica che acustica; mentre il cartongesso crea le quinte necessarie alle proiezioni. Una sequenza di drappi di tessuto microforato, illuminati dall’alto, crea un paesaggio continuo che attraversa l’intera navata, definendo le alcove in cui i visitatori possono sostare, ascoltare i racconti e osservare i documentari e le immagini relativi alle diverse sezioni.
Per il padiglione saranno impiegati materiali a chilometro zero, specie autoctone e tecnologie che rappresentano l’eccellenza italiana.
Link:
www.padiglioneitaliabiennale.it
Curatore:
Luca Zevi
Coordinamento Generale:
Francesco Orofino
Come:
DEMO architects (Narrazione)
Con:
OSA architettura e paesaggio (Bosco Italia)
Collaboratori:
Caterina Johannides, Maria Spada Lodares
Progetto grafico:
Dario Curatolo, Paolo Buonaiuto
Regia multimediale:
Monica Maggioni